Si trova sulla collina di Sant’Elia, a circa 8 chilometri dall’abitato. Per giungere alla chiesa ci si può servire della strada provinciale Campi-Cellino, imboccando al km 5, sulla destra, la strada interpoderale dell’antica Masseria Pizzuti, che conduce sino alla chiesa.
“Si ritiene che la prima edificazione risalga al VI – VII sec. (ndr Jurlaro R. -1974; Bertelli G. 2004) tenendo conto di alcuni elementi quali la forma dell’abside.
Alcuni autori, basandosi sull’aspetto attuale della basilichetta, fanno risalire la sua costruzione al XIII – XIV sec. data in cui venne ricostruita. La chiesa presenta una facciata in stile romanico, molto semplice, arricchita da un rosone completamente rifatto di recente, da un protiro composto da un baldacchino decorato con foglie di acanto, una lunetta, due colonne molto esili con capitelli anch’essi decorati da foglie di acanto (le colonne, a base ottagonale, vennero rubate intorno agli anni ’80, recuperate dai carabinieri, sono oggi conservate nella sacrestia della chiesa della SS. Maria delle Grazie, non sono stati mai recuperati i capitelli).” (1)
“Sul lato destro dell’edificio sono addossati ambienti probabilmente adibiti a sacrestia o abitazione dei religiosi.
Appena accanto alla facciata, si riscontra una piccola edicola.” (2)
“La copertura dell’edificio è costituita da un tetto a spiovente restaurato in tempi moderni. L’interno è articolato in tre navate, divise da sei archi a sesto acuto sostenuti da pilastri ottagonali.
Peculiare è la bicromia (bianco e ocra) a fasce alternate degli archi.” (2)
“Sul lato sinistro della navata, sono visibili tracce degli affreschi che dovevano ricoprire la parte centrale della parete. Dal punto di vista architettonico, la chiesa ha corrispondenze in edifici vicini come ad esempio nell’agro di Lecce, la chiesa di Santa Maria d’Aurio (vedi QUI) o l’abbazia di Santa Maria a Cerrate (vedi QUI e QUI) innalzate nel XII secolo, mentre l’uso della bicromia nella costruzione degli archi interni propone collegamenti con altre chiese romaniche più tarde (XIII secolo) come la chiesa di Santa Maria del Casale (vedi QUI) o la chiesa del Cristo (vedi QUI + 6) a Brindisi.
Come si è già detto, l’edificio è però da considerare il risultato di una ricostruzione effettuata su una precedente chiesa paleocristiana del VI secolo.” (2)
L’immagine dovrebbe essere di S. Michele Arc. (o S. Giorgio) nell’atto di trafiggere il drago di cui si vedono le spire
“La navata centrale termina con una abside decorata da quattro paraste e dotata anticamente di tre larghe finestre, sostituite da una stretta monofora. Fino agli anni ’70 era presente un maestoso altare barocco, rimosso durante il restauro , conservato in un angolo della chiesa, venne trafugato negli anni ’80. L’altare era impreziosito da un dipinto della Madonna del latte, conservato per diversi anni nella sacrestia della chiesa della Madonna delle Grazie.” (1)
“Nelle pareti esterne sono incastonate due colonne rudentate con capitelli in stile gotico, riuso di antichi edifici messapico-romani. Sui capitelli sono visibili pulvini decorati da una croce affiancata da fogliame a spina di pesce.” (1)
Abside all’esterno
Graffiti sulla facciata laterale
“All’esterno della chiesa, nel bosco, è ancora presente il battistero medioevale: una vasca scavata nella roccia, corredata da gradini per l’immersione nell’acqua. In quell’epoca non era permesso entrare in chiesa senza essere battezzati. Non molto lontano dal battistero troviamo un ambiente ipogeo collegato anticamente da cunicoli alla basilichetta.” (1)
“Dal punto di vista geografico, l’edificio risulta vicino ad antichi casali denominati “Terenzano”, “Bagnara” e “Sant’Elia”, in cui sono attestate aree di necropoli di epoca romana (Di Mitri C. – 2010). La chiesa risulta attualmente collocata in aperta campagna, in un luogo molto distante dalle reti viarie principali che si ritiene esistessero anche nel medioevo nei territori circostanti.
Una di queste era sicuramente la Via Traiana Calabra di collegamento fra i due centri principali di Brindisi e Lecce e poi più a sud, fino ad Otranto. Questa strada passava infatti per Valesio e l’abbazia di Santa Maria a Cerrate, come attestato dall’Itinerarium burdigalense.
Si può supporre però che la chiesa di Santa Maria dell’Alto fosse posizionata lungo un’altra antica via che da Oria raggiungeva Lecce, passando negli agri di Torre Santa Susanna, San Donaci, Mesagne, Cellino San Marco ( in “L’Edificio di San Miserino (San Donaci) – aspetti storici e architettonici” (pubblicato in “Brundisii Res”, 2000, fasc. 23), Silvia Marchi (p.93) riporta un atto rogato nel 1187, in cui ai fini della delimitazione di terreni, prospicienti alla contrada Monticello (attualmente in agro di San Donaci, nella quale è ancora oggi presente il tempietto di San Miserino e oggetto di controversia legale, si cita espressamente una via “que venit ab Oria et ducit Lippium” e cioè Lecce) e si ricongiungeva, a Lecce, con la via Traiana Calabra, permettendo di raggiungere Otranto.
Nel percorso fra Oria e la Chiesa di Santa Maria dell’Alto, sono ancora presenti tracce di diversi edifici di epoca romana e successiva: Chiesa di San Pietro a Crepacore (vedi QUI) a Torre Santa Susanna, Terme romane di Malvindi a Sud di Mesagne, tempietto di San Miserino (vedi QUI) a Nord di San Donaci, reperti archeologici ritrovati presso la masseria “La Mea”, a Cellino San Marco. Questo percorso è fatto coincidere con il presunto Limitone dei Greci, interpretato sia come confine tra gli antichi territori bizantini e longobardi sia come linea di comunicazione fra le aree nord e sud del Salento.” (2)
A poche centinaia di metri dal Limitone, sulla sinistra, si intravede il Tempietto di S. Miserino
Selciato che si presume possa essere il cosiddetto “Limitone dei greci” Da pochi anni si è costituita una Associazione per il salvataggio e la tutela del Santuario della SS. Maria dell’Alto.
Dal libro di I. Laudisa: Il Salento, di Giuseppe Palumbo ( 1889-1959) abbiamo tratto le seguenti foto alla chiesa, scattate dal “fotografo in bicicletta” Giuseppe Palumbo nel lontano 1958
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Continuando a camminare nel bosco, nei pressi della chiesa, si impone ai nostri occhi la presenza di una preziosa villa in stile palladiano che è impossibile non ammirare per la bellezza e l’originalità delle forme, purtroppo anch’essa in stato di abbandono.
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Sulla strada del ritorno incontriamo anche Casina (Patera?)- Squinzano (Le). La struttura è molto interessante e, fino a non molto tempo fa, all’interno c’erano degli affreschi che narravano la storia d’amore del proprietario e la moglie, oggi purtroppo quasi completamente illeggibili, dei quali tra poco non rimarrà più niente se non interverrà un intervento pubblico capace di fermare il naturale degrado. Purtroppo, sembra essere stato scelto anche da alcuni scellerati come discarica per lastre ondulate di eternit.
Si ringraziano gli amici Mario Carlucci e Tania Pagliara che hanno collaborato con me nella realizzazione del servizio.
Bibliografia e sitigrafia: “Legenda: allo scopo di non tediare il lettore con la ripetizione delle fonti citate, è stato attribuito un numerino per ogni opera consultata, che si ritroverà al termine della citazione e che consentirà l’esatta attribuzione bibliografica o sitografica.”
(1) Il Santuario della SS. Maria dell’Alto a Campi S. – Monografia di Tania Pagliara
(2) http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Santa_Maria_dell%27Alto_%28Campi_Salentina%29 (Bibl. Bertelli, Puglia preromanica, Jaca Book, 2004, pp. 266-268, C. Bucci Morichi, Campi Salentina (Le). Chiesa di Santa Maria dell’Alto, in “Restauri in Puglia” 1971-1983, II, pp. 398-401, C. Dimitri, Inanissima pars Italiae. Dinamiche insediative nella penisola salentina in età romana, BAR Int. S.2161, Oxford 2010, R. Jurlaro, Nota sull’architettura paleocristiana dei Salento: la Madonna dell’Alto presso Campi Salentina, in «Vetera Christianorum», VII (1970), pp. 375- 377, S. Marchi, L’Edificio di San Miserino (San Donaci) – aspetti storici e architettonici, in “Brundisii Res”, 2000, fasc. 23, G. Palumbo, La diruta chiesa della Madonna dell’Alto in territorio di Campi Salentina, in “Arte Cristiana”, III, pp. 49-52
Un servizio interessante. Grazie.
Bellissima
D’accordo con te. Quando ci sono stato aveva bisogno urgente di un restauro.
Molto interessante, si potrebbe segnalare al FAI, x un adeguato restauro.